Marcella Raiola - 05-11-2012
L'abbiamo portata tutti, piegata in borsa; solo Giuseppe l'aveva indossata già, sotto la camicia blu scuro. Siamo titubanti; discutiamo ancora, in auto, ancora imbambolati e con gli occhi gonfi per le due notti quasi insonni trascorse a scacciare il lampo di quella maledetta lama con cui Carmine si è reciso la vita. Ho fatto confezionare un fascio di fiori bianchi. "Era un ragazzo? ", mi ha chiesto, con pietosa premura, il fioraio. No... Non era più un ragazzo; era un uomo, ma lo Stato pretendeva che continuasse a giocare allo studente, anche se aveva quasi 50 anni. Si sa: chi studia come Carmine ha fatto, conseguendo un'ulteriore laurea poco prima di essere assalito dal dèmone dello sconforto senza rimedio, va punito per il suo "snobismo", va tenuto fuori dal giro di quel lavoro intellettuale che deve risultare penoso, patetico, vile, inutile, quel lavoro che non deve dare pane, che mette in testa ai giovani idee strane, Storia, Bellezza, Giustizia, Diritto, idee che devono sparire, che fanno perdere tempo, che non sono "produttive"...